Quale abito per le nostre giornate?

Sono giorni surreali e altalenanti, per tutti.

C’è chi ha subito uno (o più) lutti.
C’è chi ha o avrà difficoltà lavorative.
C’è chi non sa più come far passare le giornate.
C’è chi con la propria professione è in prima linea, tra responsabilità e rischi.
C’è chi si è dedicato a molte attività casalinghe.
C’è chi è insofferente allo stare in casa.
C’è chi è sovraccarico di informazioni e si sta estraniando da tutto.
E così via.

Un qualcosa che ci accomuna in questo periodo è lo stravolgimento delle nostre giornate.
Se pensiamo a un mese fa, la nostra vita ci appare lontana, differente, impegnata in faccende che ora non possiamo più fare, in pensieri che oggi forse hanno perso di senso, per lasciare spazio ad altro.

Ci viene suggerito di riorganizzare il nostro tempo.
Facile? Difficile? Ma soprattutto…perché?


Perché ci viene suggerito di riorganizzare il nostro tempo?

Perché da sempre la vita e le giornate sono scandite da cicli, che, stando al nome, sono ricorrenti: ci permettono cioè di organizzarci, prepararci, avere un’anticipazione di ciò che accadrà, avere una porzione di controllo.
Questo è utile, perché rassicura e ci da la possibilità di sentirci capaci di gestire.

Nel riorganizzare il tempo, ci viene suggerito quindi di crearci delle nuove abitudini.
Alcuni riescono, ma per molti questa ricerca di una nuova routine è faticosa, non accompagnata da energia e non in linea con il proprio stato d’animo.
È fastidioso parlare di attivarsi in nuove abitudini, quando si è ancora confusi e frastornati da quello che ci circonda.

Mi è quindi venuto in mente di ricercare l’etimologia della parola abitudine e alla sua base c’è abito.

Abito: qualcosa che indossiamo, che ci copre, che ci differenzia, che ci etichetta, che ci rappresenta.
E abito come legato all‘abitare, allo stare in un luogo, a viverlo, a renderlo confortevole nei nostri termini, a riempirlo o svuotarlo per farci sentire a casa.

Credo che non sia utile costringersi (più di quello che già fa il mondo esterno) a creare nuove abitudini.
Credo sia importante cogliere e accettare “l’abito” che è in noi, “l’abito” che siamo noi in questo momento, senza giudicarci se ci sentiamo senza energie o tristi o iperattivi o annoiati o pieni di idee.

Quale “abito” stiamo portando in questi giorni? Ci stiamo permettendo di indossare “l’abito” che fa più per noi?
E come vivo l’abitare oggi? Riesco a rispettare i differenti “abiti e modi di abitare” che ci sono nelle nostre case e che siamo costretti a condividere?

Accettare e non giudicare come ci sentiamo è fondamentale. Possiamo spiegarlo a chi ci circonda, con le dovute differenze in base all’età.

Provate a pensare alla sensazione che avreste stando in pubblico con un vestito che non vi rappresenta.
Non costringiamo noi e gli altri a vivere emozioni che non stanno vivendo, a fare cose che non sentono li possano aiutare.
La forza delle emozioni è il fatto che non sono giuste o sbagliate; esistono.

Possiamo accettare i suggerimenti, ma non costringerci; possiamo spronare l’altro, ma non obbligare.

Che ognuno indossi il proprio “abito” in questi giorni; magari sarò proprio grazie a questa attesa che scoprirà l’esigenza, o l’utilità, di indossarne uno nuovo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *